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13/08/11

"Con meno calorie nel piatto il cervello ringiovanisce"

 
Ridurre le calorie a tavola fa bene al corpo ma anche al cervello, aiutandolo a «ringiovanire» e a recuperare danni subiti. Un moderata riduzione dell’apporto calorico giornaliero, infatti, è in grado di aumentare, nei topi adulti, la plasticità cerebrale, caratteristica peculiare del sistema nervoso giovane. A scoprire la relazione è una ricerca pubblicata su «Nature Communications», condotta su ratti adulti e sani da un gruppo di ricercatori dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (In-Cnr), guidato da Lamberto Maffei, presidente dell’Accademia nazionale dei Lincei e già direttore dell’Istituto.

«Abbiamo dimostrato - afferma Maria Spolidoro, ricercatrice dell’In-Cnr di Pisa - che una lieve riduzione delle calorie ingerite ha un forte impatto sulla plasticità del cervello, quella caratteristica che ci permette di apprendere, memorizzare e promuovere il recupero da danni cerebrali di vario genere». Lo studio si è concentrato principalmente sulla plasticità del sistema visivo, utilizzando la visione da un solo occhio, continua Spolidoro. «Una procedura che, effettuata durante le fasi precoci dello sviluppo postnatale, determina cambiamenti funzionali e anatomici a livello della corteccia visiva primaria binoculare ed è modello sperimentale per una delle patologie più diffuse della vista: l’ambliopia, nota anche come “occhio pigro”».

Questa patologia che nella popolazione umana interessa l’1-4% della popolazione, «può essere indotta solo da alterazioni della vista presenti in età precoce: il suo trattamento risulta pertanto inefficace se ritardato all’età adulta», evidenzia ancora la ricercatrice. «Lo studio, invece, ha dimostrato come la restrizione calorica induca cambiamenti molecolari noti per essere correlati con un innalzamento della plasticità ed ha consentito, pertanto, di intervenire sull’ambliopia anche in ratti adulti». «Una limitata diminuzione di cibo può avere effetti sorprendenti sull’aspettativa di vita media in una grande varietà di specie: dai lieviti, ai vermi, ai moscerini della frutta, ai roditori fino alle scimmie», conclude Spolidoro.

L’aumento della longevità, inoltre, «parrebbe accompagnato - aggiunge - da un effettivo antagonismo del processo di invecchiamento sia a livello di salute in generale (con minore incidenza di malattie cardiovascolari, diabete, ipertensione e neoplasie), sia a livello cerebrale, con conseguente rallentamento del declino cognitivo e dei deficit di memoria dell’ippocampo».

I risultati della ricerca, conclude Maffei, dimostrano che «la natura ha dotato gli esseri viventi di un potente mezzo di sopravvivenza: la ricerca del cibo, che spinge gli animali a esplorare l’ambiente circostante, e la fame, altro fenomeno adattativo in grado di acuire le potenzialità cognitive. Tuttavia bisogna fare attenzione: una deprivazione di cibo eccessiva o prolungata può avere effetti diametralmente opposti, causando un grave stress all’organismo».
Fonte:lastampa.it

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